Questa mia recensione inizia da Milano. Negli anni Ottanta, nella Milano da bere, il romanzo giallo, oppure il giallo, (cosi chiamato dal colore della copertina che avevano i periodici crime della Mondadori), era poco considerato. I libri uscivano soltanto in edicola, e raramente in edizione da libreria. Il giallo vero era solo quello americano, ma in Italia non veniva apprezzato e forse non veniva nemmeno capito.
ALESSANDRO PIPERNO: DI CHI E’LA COLPA
Alessandro Piperno é uno scrittore ricercato. Scrive in un italiano eccellente, mai banale, forbito ma comprensibile. Questo perché é un critico letterario ed accademico italiano e professore di letteratura francese all’università’ di Roma, città in cui vive e lavora.
Piero Chiara: carriera e fortune alterne di un grande dimenticato del secondo Novecento: Il Pretore di Cuvio
Sembrerà strano, ma cosi è la vicenda di questo scrittore. Per molti, fu autore di provincia, abile a raccontare vicende tra lo scabroso e il goliardico, al limite della pornografia, per altri eccezionale narratore dalla tecnica sopraffina.
SILVIA AVALLONE: CUORE NERO
Ho appena posato il libro sul tavolo, e sono scoppiato a piangere. Pochi scrittori sanno catturare le fratture e la complessità dell’animo umano, come sa fare Silvia Avallone con “Cuore Nero”, ultima sua fatica letteraria.
La versione di Barney: Mordecai Richter
Barney, il protagonista, acciaccato settantenne, racconta la propria storia di vita, per far chiarezza sulla morte, avvenuta anni addietro, del suo migliore amico, Boogie, talentuoso scrittore, seppur deturpato da una terribile tossicodipendenza: tipico cliché anni Settanta. Si aprono i cassetti della memoria, per Barney, in modo disordinato e sconclusionato, come d’altra parte è il personaggio di questo libro: uomo istintivo, spiritoso, pratico e insolente, ebreo che si afferma come self made man in qualità di improbabile produttore televisivo.
Gianrico Carofiglio: “Il passato è una terra straniera”
Ho preso questo libro, dopo averne letti altri dello stesso autore. Mi piaceva il fatto che lo scrittore era magistrato. Un uomo di legge, che sapeva quello che diceva, che non scriveva a vanvera sulla base di fonti esterne. Per me, Carofiglio un po’ di questa storia, l’aveva vissuta davvero in passato.
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