Gianrico Carofiglio: “Il passato è una terra straniera”

Gianrico Carofiglio: “Il passato è una terra straniera”

Ho preso questo libro, dopo averne letti altri dello stesso autore. Mi piaceva il fatto che lo scrittore era magistrato. Un uomo di legge, che sapeva quello che diceva, che non scriveva a vanvera sulla base di fonti esterne. Per me, Carofiglio un po’ di questa storia, l’aveva vissuta davvero in passato.

Certo, quando diventi magistrato, il ruolo ti impone un certo comportamento e le cose del passato, specie se scomode, eccentriche o illegali, le devi dimenticare e, sicuramente, non le puoi raccontare. Lui ha avuto il coraggio di farlo.

Giorgio, uno dei protagonisti, è il classico ragazzo della media borghesia, con il futuro scritto dai genitori ed il destino che tanto destino non è, quanto un copione che si consuma, come un fuoco acceso.

Studente modello, bei voti all’università, ottima cultura, fidanzata studentessa, sesso nel week end, ore piccole bandite, cene al Rotary. Francesco è uno scapestrato. Fuoricorso all’università, donne a palate, giocatore incallito, nottambulo.

Gli opposti si attraggono, si piacciono e si completano. Giorgio impara la malavita, Francesco riesce ad essere il mentore di un uomo modello. Oggi i ragazzi si annoiano commettendo atrocità e reati che, a loro giudizio, sono bravate.

In questa storia, apparentemente, l’unico reato è il gioco d’azzardo, la truffa ai danni di ingenui giocatori di poker, le frenetiche corse su fuoriserie sulle strade di una Bari deserta, di notte e i soldi vinti al gioco, tanti soldi. Cazzate.  Ma c’è un limite per Giorgio, che Francesco travalica più volte, forse per sfrontatezza, ingordigia, onnipotenza: la dignità dell’essere umano.

La donna è un fiore. Non la puoi usare, come fossi ad un tavolo da gioco. Leggendo il romanzo lo puoi capire. Giorgio farebbe di tutto per Francesco, in questa amicizia tossica e passiva. Ma non violentare una donna, questo no. A quel punto ti trovi davanti ad un bivio. Giorgio si trova davanti ad un bivio. La vita spericolata, le notti magiche e le bravate, il sesso sfrenato, oppure la vita monotona? La vita monotona ma vera? Senza mezzi termini, senza una alternativa. Il baratro o la strada in pianura. Giorgio sceglie, non senza soffrire, la vita che aveva abbandonato, certo di non perdere le due cose più importanti per un uomo: la dignità ed il rispetto. Diventa magistrato e persegue crimini che lui stesso, fino a qualche anno prima, aveva commesso.

Ma con la coscienza pulita, lo sguardo limpido e fiero ed il giudizio di un uomo giusto, che in fondo non è diverso da tante persone perbene.

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Comments (1 )

  1. FILIPPO VERCELLIO 12 Marzo 2024

    sei stato bravo

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