LE EMOZIONI COSA SONO? GROSSMAN, QUALCUNO CON CUI CORRERE

LE EMOZIONI COSA SONO? GROSSMAN, QUALCUNO CON CUI CORRERE

 

L’ultima volta, ci siamo lasciati con una poesia sul coraggio e sulla forza di volontà. Oggi voglio parlarvi delle emozioni più in generale. Un sentimento grande tanto quanto un oceano, che tutti proviamo, ma che in pochi sanno descrivere.

La parola emozione deriva dal verbo latino emovere, che significa “trasportare fuori”, scuotere, muovere. L’emozione è un moto dell’animo, che ci spinge ad esternare ciò’ che si agita nel nostro cuore. Anche se la sua origine è latina, questa parola è giunta all’italiano attraverso il francese solo nel settecento.

John Constable descriveva le sue emozioni. Egli era un pittore romantico inglese, famoso soprattutto per i suoi dipinti di paesaggio. Un suo quadro, custodito a Londra, si chiama “Studio di nuvole” e mi colpì molto quando lo vidi tanti anni fa.

Vi invito ad alzare gli occhi al cielo, a guardare le nuvole. Vi sembrano masse grigie e solenni in un cielo senza vento? Oppure fluttuano sul filo di una brezza leggera? Oppure l’orizzonte è immerso in un tramonto rosso fuoco, bruciante di desiderio?

Agli occhi di Constable, il cielo era pieno di emozioni. In una lettera del 1821 lo definiva “la nota principale” e l’organo chiave del sentimento nella pittura”.

Constable voleva padroneggiare il linguaggio del cielo, e dedicava molto del suo tempo a raccogliere e classificare le nuvole. Certamente, in un mondo odierno dominato dal rumore, dalle luci, dalle mille distrazioni, appare una sfida quella che vi propongo. Ma fatelo, se siete coraggiosi: alzate gli occhi al cielo! Guardate le nuvole in cielo, e potreste vedere una sola emozione, che da colore a tutto quanto, per un istante, ma poi il cielo cambia e l’emozione scompare. Identificare e dare un nome alle nostre emozioni può rivelarsi un compito persino bizzarro.

Che cos’è davvero un’emozione? Dal punto di vista scientifico, nella profondità di ciascuno dei nostri lobi temporali, si trova una struttura chiamata amigdala. I neuroscienziati la definiscono “il centro di comando” delle nostre emozioni.

Secondo me, quando parliamo di emozioni, abbiamo bisogno di quella che l’antropologo americano Clifford Geertz negli anni settanta definiva come una “descrizione densa”. Per spiegarlo Geertz, faceva una domanda elegante: che differenza c’è tra un battito di ciglia e una strizzata d’occhio? Beh bisogna sapere in che contesto si stiano verificando, capendo scherzi, battute e conoscendo cose che non sono affatto innate, come l’ironia, il garbo ed il gusto. Senza il giusto contesto, si avrà a disposizione solo una “descrizione sottile” di quello che sta accadendo, e, non conoscendo tutta la storia, vi mancherà il quadro completo.

Proprio nella completezza del quadro, nella totalità della storia, si coglie davvero una emozione.

Parlando di emozioni, vi voglio proporre uno scrittore a me molto caro: David Grossman, autore e saggista israeliano. In un periodo come quello attuale, caratterizzato da una tremenda guerra tra Israele e Palestina, egli è da sempre impegnato per una soluzione pacifica del conflitto, convinto sostenitore della necessità di un dialogo e del lento adagio, che tanto amava mio nonno, per il quale “la parola è fatta per intendersi”.

Il libro che vi suggerisco di leggere è “Qualcuno con cui correre”. Pubblicato nel 2002, uno dei romanzi di maggior successo di Grossman, che sceglie proprio Gerusalemme, per raccontare una storia, che ha per protagonisti degli adolescenti, e che tocca tematiche universali, quali la crescita dei giovani, l’amicizia, l’amore, il rapporto genitori-figli, il flagello della droga, l’arte, le passioni ed i sogni. Tanta roba direbbero i ragazzi. Emozioni, direi io. 

Assaf, sedicenne timido e impacciato, a cui viene affidato un compito singolare, se non impossibile: ritrovare il proprietario di un cane abbandonato, seguendolo per le strade di Gerusalemme. Correndo dietro all’animale, il ragazzo giunge in luoghi impensati, di fronte a strani personaggi, talvolta inquietanti.

Poco a poco, Assaf ricompone i tasselli di un drammatico puzzle: la storia di Tamar, una ragazza solitaria e ribelle, fuggita di casa per salvare il fratello, giovane tossicodipendente, finito nella rete di una banda di malfattori.

Il mistero e il fascino di Tamar, catturano Assaf, che decide di andare fino in fondo, correndo con lei.

Libro di suspense travolgente, che racconta la storia dell’amicizia e dell’amore tra due ragazzini, nella loro intimità e nella loro infinita solitudine.

La normalità di una storia, che però ha un significato nascosto. Accanto a tutto ciò, vi è la giovane padrona della cagna Dinka: Tamar. Un’emozione strana e inspiegabile quella che prova Assaf pensando alla ragazza. Forse solo Dinka, la sua amica inseparabile degli ultimi giorni, può riuscire a capirla. Un cane voi direte?

Dinka, non è solo un cane, ma una compagna di viaggio per Assaf. Comprende i suoi sentimenti, i suoi pensieri, i suoi movimenti, come fosse un essere umano. Mi piace pensare che i cani siano dotati di una loro particolare sensibilità, avendo canali propri per mettersi in comunicazione con chi li accudisce, li accompagna e condivide con loro un’esperienza di vita.

Chiunque abbia un animale domestico, può vivere e raccontare le sue emozioni, qualunque esse siano, ma che siano vissute insieme al proprio quadrupede. L’affetto per un cane, come quello di Assaf per Dinka, gli dona grande forza d’animo, gli fa comprendere cosa significhi amare ed essere amato, e come direbbe Lord Byron, saper possedere la bellezza senza la vanità, la forza senza l’insolenza, il coraggio senza la ferocia e tutte le virtù dell’uomo senza i suoi vizi.

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