GRAHAM GREENE: LA FEDE, L’AMORE ED IL TRADIMENTO

GRAHAM GREENE: LA FEDE, L’AMORE ED IL TRADIMENTO

Un paio di settimane fa, vi ho parlato del genere noir, thriller, murder, mistery o spy story. Generi letterari poco considerati ed apprezzati fino a poco tempo fa e considerati come “serie B” della narrativa.

Graham Greene, è stato l’unico tra i tanti scrittori di quei generi ad avere, a suo tempo, lo status del grande autore. Forse perchè i suoi romanzi, non si è limitato a scriverli, ma le storie, le vicende, gli intrecci narrativi li ha vissuti direttamente sulla sua pelle. Egli era non solo giornalista, ma anche, e forse soprattutto, agente dei servizi segreti britannici, viaggiatore instancabile, testimone di tanti eventi che hanno fatto la storia del nostro mondo: la guerra in Vietnam, l’ascesa di Fidel Castro, le rivoluzioni e i golpe del Sud America. Solo Ernest Hemingway ha tratto dalle proprie esperienze personali materiale per i propri libri e racconti. Green era figlio della buona società inglese. Nasce nel 1904 dalla cugina di Robert Louis Stevenson, l’autore dell’Isola del Tesoro. Era un uomo sensibile, fragile, emotivo. Fu vittima di bullismo a scuola, soffriva di depressione e bipolarismo, ma conosce la psicoanalisi e trova una cura nella scrittura: giornalismo, poesie e romanzi. Viaggia come inviato speciale, viene reclutato nel MI6, il servizio di spionaggio britannico (lo stesso di James Bond) e rimane affascinato dall’incontro con Castro a Cuba. Da cattolico, cresciuto in un paese anglicano, e per questo tormentato da forti conflitti interiori, diventa agnostico. Il tema della fede sarà una presenza importante, tanto nella sua vita, quanto nei suoi romanzi. Nel frattempo si sposa, ha due figli e, ca va sans dire, un’amante. Si trasferisce in costa Azzurra per starle vicino, quindi in Svizzera, dove conoscerà Charlie Chaplin, di cui diventa amico, e vi rimane fino alla morte. Le sue opere, esplorano la morale ambivalente e le questioni politiche del mondo moderno. Era uno scrittore impegnato, sotto tutti i punti di vista, ma che sapeva anche essere metodico e profondo.

 Tra i suoi libri, tre sono quelli che ho scelto, che rappresentano al meglio le mille sfaccettature di Green.

Iniziamo con il primo,

Il Potere e la Gloria.

Siamo in Messico nel 1938, e qui Green assiste alla peggiore persecuzione religiosa anticattolica mai avvenuta, mossa dal governo di Plutarco Elias Calles, con l’intento di sradicare la Chiesa e trasformare lo Stato in un territorio anticlericale ed ateo. Nello stato del Tabasco, si possono vedere preti che sono costretti a sposarsi, a rigettare i loro paramenti sacerdotali e Chiese che vengono date alle fiamme. Il personaggio del romanzo è proprio un sacerdote cattolico, già parroco di un villaggio in campagna e costretto alla clandestinità e alla fuga continua da un tenente dell’esercito che gli dà la caccia e lo bracca. Una ricerca senza sosta, senza fiato, con ostaggi nei villaggi in cui si crede il prevosto sia passato, uccisioni di innocenti e un’ingente taglia che pende sulla sua testa. Egli insegue la propria sopravvivenza, come qualcosa di ineluttabile, nonostante l’oppressione dei suoi peccati, per cui riterrebbe in fondo giusta la punizione che lo aspetta al varco: la fucilazione in un paese, di fronte alla folla, ai suoi aguzzini, al furore del popolo inebetito dalla violenza. Lui è un “prete ubriacone”, che in un momento di abbandono ha persino avuto una relazione con una donna, il cui frutto è stata una figlia, mai riconosciuta. Lui è un prete dal passato fatto di avidità e abbondanza, quando c’era orgoglio e cupidigia. Egli è ora un martire, senza mai saperlo. Catturato con l’inganno, giustiziato senza pietà, lasciato solo e con il fardello dei suoi peccati, non potendosi nemmeno confessare.

Un’opera, il Potere e la Gloria, che destò clamore e scandalo, forse perché l’idea di un prete alcolizzato, non era proprio nei canoni di una chiesa puritana e ottusa. Dovette intervenire il Papa, Pio VI, per evitare un’indagine del Sant’Uffizio manifestando apertamente la stima nei confronti dell’autore. Un libro straordinario, dove il peccato si fa strumento di grazia, perché Dio vede in modo diverso l’uomo. Lui scopre la bontà in ogni esistenza, ove nulla va perduto, bastando anche una lacrima perché si capovolgano le cose, si innalzino le nostre virtù e si volga la bilancia a nostro favore. La morte del prete peccatore non è stata vana, ma ha rappresentato la grazia di Dio, la sua vittoria sul male, il suo Potere e la sua Gloria.

Fine di una storia.

“Uno fra i romanzi migliori, fra i più sinceri, fra i più commoventi del nostro tempo” disse Faulkner a proposito di questo romanzo. Pubblicato nel 1951, viene definito “Great Sex Novel”, per identificare il carattere sentimentale dell’opera, che si allontana dallo stereotipo di romanzo noir, per abbracciare quello di un libro d’amore. Un amore carnale, immenso, crudele, in cui, per via della guerra, irrompe il divino. Sarah Miles e Maurice Bendrix sono due amanti. Il loro è un amore anche clandestino. Una passione così assoluta, che perfino i terribili bombardamenti tedeschi su Londra sembrano un sottofondo rumoroso. Il marito di lei non aveva sospettato nulla. Poi Sarah interrompe la relazione senza dare spiegazioni. Dopo la guerra, un incontro casuale fra Bendrix ed il marito di lei, fa riaccendere la fiamma: gelosia fulminante. L’odio, il sospetto, l’invidia, mai realmente sopiti, portano Maurice ad assoldare un investigatore privato, che cerchi il misterioso “terzo uomo”. L’ossessione di Bendrix, sempre più selvaggia e spietata, che distorce la realtà dei fatti. La storia di Sarah, donna amata due volte, cercata e ricercata, che intraprende una strada dove si incontra l’assurdo della fede, come desiderio di non essere soli nel deserto.

Una ultima curiosità prima di chiudere. La base della storia è la relazione tra lo stesso Greene e Catherine Walston, a cui è dedicato il romanzo, la più travolgente delle passioni dello scrittore britannico. La genesi del romanzo, ebbe luogo a Capri, durante un romantico soggiorno, ed un paesaggio stimolante. Il tono lussurioso provocò non poche censure. Interessante l’adattamento cinematografico con la Kerr e la Moore.

Il Fattore Umano.

Concludo con un grande classico di Greene, maestro delle spy stories: Il fattore umano. La moralità, il senso del dovere e dell’appartenenza, il rapporto con la religione. Tematiche costanti, trame differenti. Siamo in piena Guerra Fredda e Castle è un anziano e stimato agente segreto britannico, che svolge mansioni di tipo burocratico, nella sede centrale dell’MI6. Sposato con Sarah, donna di colore conosciuta in Sudafrica, salvata da un campo di prigionia durante il periodo dell’apartheid, conduce una esistenza apparentemente tranquilla. Nessuno sa che Maurice Castle, per ottenere la liberazione della donna, ha ottenuto l’aiuto di un comunista ed in segno di gratitudine, si è impegnato a fornire ai servizi segreti sovietici (KGB) informazioni che scottano sull’Africa e il suo governo. A seguito della fuga di notizie, si apre un’inchiesta, che porta al colpevole sbagliato. Castle sente sempre più il fiato sul collo dei suoi colleghi, e suo malgrado, è costretto a fuggire ed esiliarsi a Mosca, senza più poter vedere i suoi familiari. Siamo immersi nella trama che avvince, nella voglia di sapere come va a finire, nel panorama che ci mostra tanti temi sempre attuali. Il ritratto di un uomo che fa dell’amore per una donna di colore la chiave della giustizia più universale; la descrizione di ambienti, luoghi e giornate che vanno dalle battute di caccia dell’aristocrazia ai tinelli piccolo borghesi; la rappresentazione di una upper class educata e feroce e la critica all’imperialismo predatorio dalla faccia scortese. Soprattutto un romanzo morale, che indaga la ricerca della verità, attraverso la slealtà.

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