Ornella Vanoni, tra mito e realtà:

Ornella Vanoni, tra mito e realtà:

In attesa del 5 Luglio, quando si saprà e si conoscerà il vincitore del Premio Strega, e piano piano vi proporrò i libri della cinquina, per analizzarli, vi voglio raccontare un episodio di qualche giorno fa qui, a Roma.
Salgo annoiato sulla mia 500 e mi dirigo verso la trattoria, per sfamarmi, un po’ controvoglia, un po’ triste, un po’ malinconico, come quando inizia l’estate.
La città si fa sonnacchiosa, il caldo ci appiattisce, i bambini spariscono, e cosi le mamme con i grandi suv che intralciano le piccole strade del mio quartiere.
Beh, dicevo, accendo la macchina, percorro pochi metri, e mi arriva un suggerimento musicale da I Tunes Apple: Il nuovo album della Vanoni “Calma Rivoluzionaria”. Che poi tanto nuovo non è, visto che è uscito a Dicembre.
Questi “ti potrebbe piacere” di Apple, non mi intrigano, ma decido di provare. Amo Ornella Vanoni.
Il suo album è semplicemente commovente. La voce non è quella di un tempo, pur essendo sempre riconoscibile. è flebile, talcata, quasi profumata. Una essenza imperitura.
La prima traccia, che da il titolo all’album, è stata scritta con Samuele Bersani. Molto bella, ma poco originale. Arriva il secondo brano e devo accostarmi, perché nella fretta della guida, non ho sentito bene le parole, il testo, la voce, il tempo. Il titolo è “camminando”, e l’incipit è bellissimo: “ Lei cammina per la strada, porta un nome ed un cognome ed ha uno sguardo che buca la città”.
Il tempo è lento, il sapore nostalgico e mi viene in mente una ragazza sola, che si trova a camminare piena di pensieri, con la mente affollata di ricordi, magari dopo una discussione con il fidanzato, una ramanzina al lavoro, o, più semplicemente, che cammina e basta,
Ma poi si scopre che la ragazza non è qui, non e li, ma a New York, con il cuore indaffarato, gli occhi appesi ad una stella, sempre una, sempre quella, la più piccola che c’è. Poi Ornella, dice “come fanno quei delinquenti dei poeti a sapere tutto quello che succederà”.
A questo punto, è come se si aprisse una porta magica. Il ritmo cambia, diventa una bellissima e soffice bossa nova. Nel testo, la ragazza vola leggera, come la vita quando ti sfiora, ti prende sulle spalle e ti porta sul mare, che butta sotto ogni rimpianto e ti fa il solletico.
Una poesia in forma di musica. Ascolto quella canzone ossessivamente per più volte. E la trovo commovente. Il resto dell’album è il racconto della storia di Ornella Vanoni, che poi non è altro che il concerto live al teatro degli Arcimboldi di Milano, dello scorso anno.
Lei si racconta più volte, senza paura, senza rimpianti, ma con gusto e piacere. Come quelle persone che hanno avuto una vita piena. Piena di tutto, piaceri, successi, amori, amarezze, gioie, dolori e sofferenze.
Stile interpretativo sofisticato, personale, timbrica vocale emozionante, oggi commovente, perché la voce segue l’età ed Ornella ne ha passate tante.
Il suo repertorio è vastissimo, va dalle canzoni della mala milanese (Ornella è milanese fatta e finita) degli esordi, al pop d’autore, alla bossa nova, grazie ai suoi incontri ed alle collaborazioni con Toquinho e Vinicius De Moraes, in brani come “la voglia, la pazzia, l’incoscienza e l’allegria”. Poi il jazz, con Herbie Hancock, Lee Konitz, Ron Carter.
Sempre la Vanoni dice:” Solo se la tua musica parte dal cuore, la voce vola oltre il corpo e diventa un destino infinito”.

Nell’Album parla del suo incontro fortuito con Strehler, di cui in breve tempo diventa allieva prediletta ed amante. Siamo nel 1953. Ornella Vanoni, da brava ragazza educata dall’insegnamento cattolico, diventa la donna di uno dei più grandi e carismatici registi dell’epoca. Il giorno degli esami d’ammissione al Piccolo di Milano, era terrorizzata, tanto da sentirsi male. Venne chiamata per ultima, complice la “v” di Vanoni.
In commissione c’erano lo stesso Strehler, Paolo Grassi, noto impresario milanese e Sarah Ferrati, famosa attrice. La Vanoni fa la sua esibizione, tra un inciampo e l’altro, tra un “scusate” e pause indesiderate. Poi sente una voce che dice:” Attenzione, qui c’è qualcosa. Era Sarah Ferrati.
Il resto è storia. Scoppia lo scandalo, perché Strehler era un uomo sposato, aveva vent’anni più di lei ed il divorzio non c’era. Per di più era di sinistra. La Vanoni dice che la madre piangeva sempre, il padre aveva perso la parola, chiuso in un silenzio dispettoso e di protesta.
Da qui l’idea di una cantante intellettuale, impegnata e che suscita da subito molto interesse. Dario Fo e Fiorenzo Carpi le scrivono “Ma Mi” e le “mantellate”, ballate dialettali, narranti vicende di cronaca nera, basi su cui poi scrivere altre canzoni, nuovi testi, incentrati sempre sul tema della malavita, aventi per protagonisti poliziotti, malfattori, carcerati, minatori, e insomma, inventando pertanto la definizione di “canzoni della mala”.
Nel 1958, la collaborazione con la Ricordi, prestigiosa etichetta milanese e Mariano Rapetti, le aprono la strada verso la musica leggera.
Eppure la Ornella, perchè l’articolo prima del nome, fa molto milanese, non è entusiasta. C’è sempre qualche critica dei soliti radical chic, di snobismo alto-borghese e un clichè nel quale lei non vuole essere rinchiusa.
Si allontana da Strehler, da lei definito compagno, amico, padre e maestro. Forse troppe cose messe assieme e che avvenivano troppo velocemente. Un rapporto che le levava la leggerezza, che la faceva sentire bambina, in un cappotto troppo grande.

1960, l’incontro alla Ricordi con Gino Paoli, con il quale intraprende sia una intensa storia d’amore che una collaborazione artistica, la quale le permette di cimentarsi in un repertorio a lei congeniale. Canzoni come “Senza Fine” e “Me in tutto il mondo”.
Si sposa per errore con Lucio Ardenzi, che la produttore discografico, ma lei si sente una donna sperduta. La fine della storia con Strehler, Gino Paoli, la vanità sproporzionata di Ardenzi. La nascita del figlio Cristiano, giustifica però la loro unione.
Arrivano gli anni “settanta”, la pubblicazione di successi come “Una ragione di più”, scritta con Franco Califano (con cui, ci ha tenuto a precisarlo, non ha mai fatto l’amore).Nel1970, partecipa a Sanremo con Eternità, scritta insieme ai Camaleonti, per poi ottenere il suo maggior successo commerciale con il singolo “l’appuntamento”.
Nel 1974 arriva un altro successo commerciale “ad un certo punto” e nel 1977, posa nuda per Playboy chiedendo come compenso, una sfera dell’artista Arnaldo Pomodoro, con il quale nasce una profonda amicizia.
Negli anni “ottanta”, vi sono grandi collaborazioni: con de Andrè che le scrive “la famosa volpe azzurra”, tratta dall’omonima canzone di Leonard Cohen, con Paolo Conte che firma il brano la “donna d’inverno”. Sua la famosissima canzone “Musica Musica”. Riprende una relazione con Paoli, con cui va in tournée e registra il sold out in varie città italiane.
Arrivano gli anni Novanta, raggiunge il massimo della sua espressione artistica, e punta più ad atmosfere levigate e raffinate, che non alla sensualità ed alla malinconia, retaggio di un suo passato prossimo.
Si lega al produttore Mario Lavezzi, con cui produce Sherazade, dodici ritratti femminili, incentrato sul tema della donna, alla sua creatività, all’ingegno, al potere ed alla seduzione dell’essere femminile.
Il riferimento è a Sherazad, personaggio della raccolta di fiabe Le mille ed una notte.
Sul finire degli anni Novanta dà risalto e fama ad un trombettista sardo, poi diventato icona del Jazz: Paolo Fresu. Nel 2004, in occasione dei settant’anni suoi e di Gino Paoli, fanno una fortunata serie di concerti per tutta l’Italia.
Riappare al festival di Sanremo nel 2018 con Bungaro e Pacifico, con un brano intitolato “ imparare ad amarsi”, dimostrando come sempre ed ancora una volta, una forte capacità interpretativa e scenica, ricevendo una standing ovation dal pubblico, durante la serata finale.
Sono gli ultimi anni, l’Ornella nel 2008 celebra i 50 di carriera con un concerto in piazza Duomo a Milano davanti ad una folla di 35000 persone e nel 2018, oltre al festival di Sanremo, firma l’album Unica e appare nel film di Genovese “7 donne ed un mistero”.
Un’artista poliedrica, che ha sempre saputo mettersi in gioco, davanti alle sfide della vita, con ironia, garbo e sentimento. Una donna rivoluzionaria, che a novant’anni, riesce a stupirmi e stupirci con delle canzoni, che sanno di poesia recitate al chiaro di luna, con un canto melodico e dolce.
Una vera diva, anzi l’ultima vera diva. All’ultimo concerto, alle terme di Caracalla in Roma, ha dovuto cedere davanti alla bellezza della città eterna, nonostante la sua Milano. Ha detto, durante uno dei suoi siparietti : “sono sempre stata timida, tra poco muoio, ma resto timida”.
Resterai timida cara Vanoni, ma strappi in me sempre un sorriso, ogni volta che ti vedo ospite da Fazio. Quando ti ho stretto la mano in albergo, dove ci hanno presentati per pura casualità. Vorrei poterti dire, come diceva Neruda, il grande poeta, che la timidezza è una condizione strana dell’anima, una categoria, una dimensione che si apre alla solitudine.
è anche una sofferenza inseparabile, come se si avessero due epidermidi, e la seconda pelle interiore s’irritasse e contraesse di fronte alla vita.
Fra le compagini umane, questa qualità o questo difetto, fa parte di un insieme che costituisce nel tempo, l’immortalità dell’essere umano. Ti voglio bene Ornella.

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