La libertà

La libertà

La libertà, ah la libertà. Un concetto tanto ampio, da non poterlo afferrare, da non poterlo descrivere con compiutezza, da navigare come un mare immenso per giorni e giorni e senza arrivare mai alla terra ferma, da concepire senza mai essere in grado di farlo in maniera corretta, da fissare in norme giuridiche che poi non vengono osservate. Prima ancora una condizione dell’animo umano.
Uno stato di autonomia essenzialmente sentito come un diritto, dice l’enciclopedia Treccani, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza di ordine morale, sociale, politico. Tanti e troppi popoli si sono sentiti oppressi nelle loro libertà religiose, ed hanno innescato guerre che durano e permangono ancora oggi. Imperi e regni, stati e federazioni politiche si sono combattuti, dissolti, in nome della loro libertà. Più o meno presunta. Il rifiuto di regole troppo rigide, e puramente convenzionali, d’altra parte, pur garantendo una apparente libertà, può degenerare in un atteggiamento trasgressivo, che renderebbe difficile la convivenza in società.
Allora la libertà e’ la logica della pulsione, del più forte, del bisogno che deve essere soddisfatto, della pretesa che si trasforma in un diritto.
All’opposto la liberazione da chi ci nega la libertà, perché autoritarista, l’uomo che protesta contro la negazione della sua libertà, come avvenne nella rivoluzione francese, che spodesto’ un re assoluto, per cercare di dare un senso alla nascita di un popolo libero, senza pero’ trovare, se non temporaneamente maestri, guide, e punti di riferimento.
Ci si rende conto che e’ cosa difficile, stabilire fin dove la propria libertà può spingersi, in una moderna società civile, o cosi definita, prima di finire e lasciare spazio a quella dell’altro. Perché, purtroppo, anche l’altro e’ un essere libero, anche se lui non lo sa, lo ignora, peggio abusa della sua libertà.
Sartre diceva che “siamo condannati ad esseri liberi”, responsabili delle nostre scelte, del sottrarsi a queste, di assumersi la responsabilità della costruzione della propria vita e identità, con tutti i successi e fallimenti.
Ma non la facciamo troppo lunga, perché voi, cari lettori, siete gente romantica, pratica, che vive qui ed ora, e poco vi importa sapere che cosa pensavano gli altri della libertà. Vi interessi sapere se siete o meno, se vi sentiate o meno liberi.
Sono sempre qui, nella mia casa romana, e dalla finestra, da un po’ di mesi, guardo una mamma gabbiano che ha messo in opera un nido per i suoi cuccioli, sul tetto della casa di fronte. Un’opera di ingegno animale straordinaria.
Lei sta ferma sul suo nido, custode del suo tesoro o dei suoi tesori. Non un refolo di vento, non il sole di questo Maggio, non il vento o la pioggia la smuove.
Lei sta li, per garantire ai suoi nascituri la libertà, meglio, custodendo una vita che verra’, e che dovrà rassegnarsi a lasciare, ma in libertà.
Stupidamente, mi sono chiesto tante volte, quante volte noi “strappiamo” un cane alla sua mamma, se egli soffra di questa mancanza, se soffra di chi può insegnargli di essere libero. Sbattuti da un posto ad un altro, chiusi in canili con recinti, dolorosamente sopportano i latrati dei loro fratelli animali. Come un militare in camerata, che si ritrova ad essere in una condizione di prigionia non voluta.
Vi faro’ sorridere. Io, nella mia vita, sono sempre fuggito nelle situazioni di pericolo. Non cercavo un piano b, ma un’alternativa, e questa era la fuga.
Ora vi chiedete cosa c’entri la fuga con la libertà? C’entra eccome. Perché non sono fuggito per mio volere, ma perché costretto da fattori esterni, da paure, da spinte remote che mi portavano a fuggire, a scappare dal mio obiettivo, dal mio risultato, dal traguardo, dalla vita.
Pochi giorni fa, me la sono andata a gambe dal mio appartamento di Milano, perché stavano demolendo un pavimento con il martello pneumatico. Preparo la borsa con grande foga, prendo un biglietto a caro prezzo per il primo treno e arrivo a Roma. Mio padre mi chiama e mi dice che devo assolutamente partecipare alla imminente riunione condominiale, che si svolgerà il giorno seguente qui a Roma. Mi preparo, mi armo di santa pazienza e non non di pistole o coltelli, e ci vado. Ebbene, cosa scopro? Che faranno dei lavori di ristrutturazione anche qui. Porca puttana mi dico. La parolaccia e’ voluta e desiderata.
Odio gli avvisi, le sirene, le sveglie. Detesto gli obblighi che ti strappano al piacere di fare quello che ti pare, che poi e’ la libertà di cui sopra.
Non so descrivere il terrore che mi prende, quando qualcuno invade il mio territorio, come mamma gabbiano, la mia casa, il mio sonno, il mio nido, con la giustificazione più banale del mondo:” sa dobbiamo fare dei lavori di riqualificazione”. Eh beh, dico io, rimandateli. Credo di essere felice solo a Jesi, dove vive la mia anziana nonna, in una casa diroccata sulle colline marchigiane. La quercia di fronte, l’ampio giardino e i tanti libri che mio nonno leggeva, sommergono la casa.
Eppure vengo sempre osteggiato, ostacolato, infastidito. Mi viene detto di non andarci, di non disturbare, di non affaticare la nonna, di non fare tardi, di su e di giu’.
Ma io chiedo solo un po’ di libertà. Liberta’e pace, pace e libertà. Leggere e recensire, scrivere e pensare, non a quello che accadrà domani, ma a quello che e’ oggi.
Mi chiedo alle volte se metto tanta paura, se creo imbarazzo nelle persone, scompiglio nelle loro vite. Cosa devo fare per essere libero? Cosa dobbiamo fare cari amici per essere liberi? Qual’e’ il prossimo posto, luogo, pertugio, dove dovrò andare, scappando e fuggendo. Di notte e di giorno, inseguito dalle medicine per dormire, per stare allegro, per rilassarmi, per mangiare e gustare il profumo di libertà
Se mangi ingrassi, se bevi ti gonfi, passi per un alcolizzato e non e’ cosa buona e giusta. Se sei in albergo, hai la libertà a tempo determinato, perché poi dovrai sloggiare e dare spazio ad un altro ospite, che vorrà anche lui godere della libertà che hai avuto tu, nel dormire in quel letto Queez-size, bevendo dal frigo bar e guardando la tv.
Il lock down impostoci dal governo, per me, e’ stato un atto forse dovuto, ma pagato a caro prezzo.
Ho la macchina nel garage con il pieno e sempre pronta a partire, ed una latta di olio motore, retaggio di una mia manchevolezza che mi porto’ a rimanere per strada con il motore fuso.
Evito come la peste le isole, perché non posso fuggire nemmeno con la mia macchina.
Corro da un posto ad un altro, da una città ad un’altra, mai decidendo in scienza e coscienza quando andarmene. Lo decidono gli altri per me.
Mi sono trovato cosi tante volte in fuga sul treno, in macchina, in aereo, da doverlo sognare. Vorrei poter dire che vado via perché sono stufo, perché faccio un giro, non perché sono costretto ad andarmene.
La libertà e’ la cosa più bella e poco apprezzata. Io non mi ritengo un uomo libero. Perché dipendo sempre da qualcuno. Economicamente, sostanzialmente e per fattori a me estranei. Non ho la libertà di pensiero, perché me l’hanno tolta i politici che pensano per me, di espressione, perché temo sempre di offendere qualcuno con il mio linguaggio colorito, di movimento e di soggiorno.
Non ce l’ho, oppure non la percepisco come tale, il che per me, equivale a non averla. Tempo fa, lessi la storia di un famoso uomo politico, Bettino Craxi, che parlava della sua vicenda personale e concludeva la sua intervista con una frase dal sapore amaro: la libertà equivale alla mia vita, se non ce l’ho, sono un uomo morto. Lui era libero, ma non lo era.
Costretto a fuggire dal suo paese, che, nel bene o nel male aveva guidato per oltre un quinquennio, perché condannato di finanziamento illegale al suo partito di allora, il Partito Socialista Italiano. Tanti lo criticano, altri lo celebrano, ma pochi lo capiscono. Negli ultimi anni della sua vita, era molto malato. Chiese di poter ritornare nella sua patria, nel suo paese. A fronte di questa richiesta, un magistrato gli rispose che se avesse messo piede in Italia, sarebbe stato condotto nelle patrie galere. Preferì morire ad Hammamet, da uomo libero.
Ma io non ho commesso nessun reato, ma desidero la libertà, anelo ad essa, la desidero per vivere al meglio, senno’ non si vive, ma si vivacchia. Mi sento molte volte un prigioniero, di tante cose. Eppure, non c’e’ stata nei miei confronti, almeno, non che io sappia, una sentenza di condanna, un provvedimento scritto, un ammonimento.
Quando un magistrato priva taluno della libertà, lo deve motivare con provvedimento scritto. Quando un paziente viene sottoposto ad una procedura invasiva, deve prestare il consenso informato, espressione della sua libertà.
Ecco, io sono un condannato che vive, imprigionato in mille paure, ingabbiato nelle sue ossessioni di merda, senza nemmeno una giusta sentenza. Senza un consenso. Senza una fortuitissima pezza giustificativa che dica che :”il Sig.Tommaso Vercellio, da oggi e’ privato della libertà personale bla bla bla.
Concludo. Oggi mia ha chiamato un mio caro amico e mi ha chiesto di rivederci. Io gli ho chiesto il perché di tanta insistenza, dopo un lungo periodo di rifiuti e rigetti. Lui mi ha risposto:” perché voglio sapere da te se sono in grado di fare il magistrato”. Io gli ho chiesto se scherzasse, se stesse bene, se avesse bevuto o che cos’altro.
Lui mi ha detto che non era mai stato meglio, ma che tra il vincere il concorso ed essere magistrato e fare il magistrato c’era per lui un abisso. Cosa vuoi che gli dica. La prima cosa e’ di essere sempre a posto con la sua coscienza; la seconda e’ di condannare o assolvere non solo con il codice, ma anche con il cuore; la terza e’ che non si gioca con la libertà delle persone.
Come sempre gioco con le parole, e finisco con una canzone di Giorgio Gaber che diceva

Voglio essere libero, libero come un uomo
Vorrei essere libero come un uomo

Come un uomo appena nato
Che ha di fronte solamente la natura
Che cammina dentro un bosco
Con la gioia di inseguire un’avventura

Sempre libero e vitale
Fa l’amore come fosse un animale
Incosciente come un uomo
Compiaciuto della propria liberta’

La liberta’ non e’ star sopra un albero
Non e’ neanche il volo di un moscone
La liberta’ non e’ uno spazio libero
La liberta’ e’ partecipazione

Vorrei essere libero come un uomo
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con
La propria fantasia
E che trova questo spazio solamente nella democrazia

Che ha il diritto di votare
E che passa la sua vita a delegare
E nel farsi comandare
Ha trovato la sua nuova libertà

Vorrei essere libero come un uomo

Come l’uomo più evoluto
Che si innalza con la propria intelligenza
E che sfida la natura
Con la forza incontrastata della scienza
Con addosso l’entusiasmo
Di spaziare senza limiti nel cosmo
E convinto che la forza del pensiero
Sia la sola liberta’.

Grazie Gaber, ci hai insegnato o descritto con enfaticità la libertà che fatichiamo a trovare ma che un giorno, nostro malgrado avremo.

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